C’è una linea che divide il nostro mondo tra Paesi ricchi e Paesi poveri: il trentesimo parallelo. A nord di questa linea immaginaria si trovano i Paesi più sviluppati, mentre a sud sorgono gli Stati più arretrati, con due eccezioni: Nuova Zelanda e Australia. Naturalmente questo è valido solo in generale, perché anche nelle zone più progredite esistono popoli e fasce della popolazione poveri, così come si trovano regioni ricche nelle zone sottosviluppate. 

I Paesi più ricchi sono quelli che presentano uno sviluppo industriale più avanzato come gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Canada, la Francia, l’Italia e il Regno Unito. 

La loro popolazione non supera il 20% di quella mondiale eppure raggiungono l'80% della produzione dell’intero pianeta. Consumano l’80% delle risorse della Terra e il reddito per abitante supera di 100 volte quello delle popolazioni dei Paesi poveri. 

Accanto a queste nazioni tradizionalmente ricche, troviamo alcuni Paesi emergenti che hanno imboccato la strada dell’industrializzazione. In particolare, alcuni Stati asiatici: Corea del Sud e Taiwan, per esempio. 

In tutti gli Stati industrializzati gli abitanti dispongono di servizi adeguati: le vie di comunicazione, i mezzi di trasporto, le strutture socio-sanitarie e anche i divertimenti contribuiscono al benessere della gente. 

Ma se i Paesi ricchi hanno parecchie caratteristiche in comune, quelli poveri sono molto diversi tra loro. Esistono zone del mondo prive di risorse naturali, come alcuni Stati dell’Africa e dell’Asia, dove la popolazione soffre la fame per le carestie dovute al clima estremo e spesso anche alle guerre interne. Ed esistono invece grandi Stati in Sudamerica e in Asia, ricchi di risorse naturali, che non riescono comunque ad avviare uno sviluppo economico e a migliorare il livello di vita degli abitanti. Quali sono i fattori da prendere in considerazione per poter affermare se un paese è ricco o povero? Partiamo da uno dei più importanti: la natalità. Sembra strano, ma proprio le nazioni più povere di solito hanno un indice di natalità alto. Nello stesso tempo la mortalità infantile diminuisce ovunque grazie ai progressi della medicina, così la popolazione aumenta e la nutrizione in questi Paesi diventa un problema sempre più grave. E poi l’analfabetismo: un Paese sviluppato può provvedere all’istruzione dei propri giovani, che un giorno contribuiranno allo sviluppo dell’economia. Anche il reddito pro capite dà un indicazione della ricchezza di una nazione, mentre il tasso di disoccupazione ci spiega se esistono possibilità di lavoro, in particolare per i giovani. 

Un altro dato che aiuta a capire se uno Stato è progredito o meno è la percentuale di popolazione occupata nell’agricoltura. Nei Paesi sviluppati, anche se il suolo è coltivato intensamente, grazie all’aiuto della meccanizzazione agricola i contadini sono pochi: meno del 10%, mentre il settore che occupa un maggior numero di addetti e il terziario, che ha ormai nettamente superato l’industria. Nei Paesi poveri invece la maggior parte degli abitanti lavora la terra. Nonostante questo, la produzione, ottenuta con tecniche arretrate e poco produttive, molte volte non basta a sfamare la popolazione.